venerdì 29 luglio 2016

La vita segreta di una persona gialloazzurra

3 anni fa, dopo un enorme smacco morale e psicologico causato dal test d'ingresso a medicina fallito, ho deciso di rimettere in discussione un po' tutto. Ho capito di non essere né invincibile, né intoccabile, come fino ad allora avevo quasi finito per credere, visto che grosse batoste non ne avevo avute. Ma erano ovviamente convinzioni taciute è decisamente fragili, che un colpo così basso è riuscito a disintegrare come un'uragano un castello di carta. Per questo motivo mi sono ritrovata a pensare a me stessa come un soggetto fragile e facilmente scalfibile. Per mia fortuna questi sentimenti non sono diventati un freno ma piuttosto uno schiaffo, una secchiata d'acqua gelida per svegliarmi dall'assopimento e dalla chiusura nel mio posto sicuro. Soprattutto, un test.


Dalla delusione, alla rabbia, alla voglia di mettere alla prova quello che sapevo fare il passo è stato così breve da non accorgersene. Volevo davvero fare il medico o ero solo finita nella facilissima spirale di speranza creata dai medical drama del palinsesto televisivo? Nessuno poteva saperlo, nemmeno io stessa. L'unico modo per capirlo era testarsi e l'unico test possibile era quello della sperimentazione sul campo.

In Italia questo ha un solo volto, anzi indossa numerose divise fluorescenti: rosse, verdi, gialle e blu, bianche, particolarmente antiestetiche e calde. Il mondo del volontariato mi si è aperto come l'armadio che avrebbe portato a Narnia e ha accettato i miei baby-steps iniziali e la mia progressione a velocità esponenziale che sviluppava ad ogni nuova prima esperienza. In questo modo si è aperto un nuovo mondo di turni notturni e giornalieri, di pazienti anziani con gli acciacchi e bambini che, in quanto tali, ti fanno tremare le ginocchia ogni volta che diventano mini-pazienti.


E si impara, si entra a far parte del circolo del campo medico anche se spesso considerati come l'ultima ruota del carro. Si capisce come interagire con gli infermieri massacrati dal lavoro e con i dottori che troppo spesso ti guardano con sufficienza, ma ci sono anche quelli complici, che ti sorridono e scambiano cenni di solidarietà. Ci si riempie il cuore dei sorrisi anziani e l'anima delle risate che qualche volta si riesce a strappare ai bambini. Ci si sente amici intimi di Meredith Gray anche mentre si compilano le cartelle. l'esperienza più importante della mia vita fino ad ora, che mi ha spaventata, eccitata, incuriosita, stancata fisicamente e sicuramente istruita su quello che potevo, sapevo e desideravo fare. Mi ha dato certezze e mi ha permesso di scoprire cose di me rimaste nell'ombra per 20 anni di vita. È una sensazione nuova e da scoprire, appagante al punto tale che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero provare in una delle sue innumerevoli sfumature.

M. 

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