giovedì 3 dicembre 2015

Zarroganza nell'armadio

L'altro giorno mi sono vestita tutta carina, per andare in biblioteca chiariamoci, non sia mai che le persone pensassero che ho vita sociale al momento. Mi sono vestita bene, sistemata quella massa di capelli da incubo del primo mattino e poi...
E poi l'ho visto: l'anello zarro che mia sorella mi ha comprato per il suo matrimonio. Zarrissimo, un gatto con gli occhi di smeraldo, da cessa. Ma un di quelle cose così cesse che alla fine finiscono pure per piacerti. Ma già detto così è abbastanza campato per aria, quindi farò premessa. Ormai è più di un anno che ho iniziato a seguire determinate persone su internet, fashion blogger, fotografi, "influencer" o trend-setters che dir si voglia, con un unico obiettivo: capire come dare un'impronta al mio armadio meno da cessa e più da (quasi) adulta di classe. E devo dire che di risultati ce ne sono stati: più cura della mia persona, un taglio di capelli che mi ha permesso lo spostamento dalla categoria pagliericcio a quella di capelli sani e con una forma specifica e soprattutto, una gran quantità di vestiti donati, regalati o per il bene dell'Umanità tutta, buttati nel più remoto dei cassonetti. Ho iniziato a fare attenzione a dove e come spendevo i miei soldi, ho bandito i maglioni H&M misto plastica che non facevano altro che contribuire al livello di pessimo gusto e a farmi sudare come ad una maratona e ho iniziato piuttosto a spulciare mercatini dell'usato, che spesso regalano pezzi unici e di qualità incredibile (o per lo meno maglioni di lana vera). Per di più che il Regno Unito è famoso per il suo amore per il Vintage a prezzi più accessibili rispetto a quelli del vintage italiano, quindi ero a cavallo. 

Ho iniziato a investire in belle scarpe, solide e durature e a schiaffeggiarmi le mani quando la tentazione di comprare cose orrende e scadenti era forte. Perché tutti siamo stati tentati da quel golf a 3€ o quella gonna da 5€. Il processo ovviamente è ancora in corso ma dopotutto se Roma non è stata costruita in un giorno, il mio armadio, ben più laborioso e impegnativo, avrà anch'esso bisogno del suo tempo. 
Sono riuscita a buttare quelle sneakers bucate e scritte da ragazzina e quelle magliette che tutti abbiamo o abbiamo avuto con i cartoni animati che tenevo più per attaccamento compulsivo che per vero piacere.

Ma ci sono alcun cose, accessori o pochi capi che proprio non possono essere buttati, il cui livello di cessaggine è tale da diventare quasi accettabili. Quasi. Ovviamente sono cose che le persone reputano assolutamente orribili ma che io non ho paura di indossare. Un po' come quelle linee ispirate al logo McDonald's di un paio d'anni fa. Assolutamente inguardabili, così orribili da diventare favolose agli occhi di alcuni. 


Evidentemente pochi eletti di cui io non riesco a far parte. Me ne farò una ragione.

La mia analisi di coscienza è costante e duratura e per questo fare outing sui miei AccessoriBrutti è necessario a questo punto della terapia. Ma soprattutto quello che segue vuole essere più un pensiero, basato soprattutto sul mio passato di accumulo compulsivo, non una legge e non un'accusa a chiunque mi stia leggendo, se davvero qualcuno lo fa. 

Ci sono cose a cui secondo me si può non rinunciare. MA, di nuovo ma, a specifiche condizioni. Devono essere poche, magari estreme, quasi al confine del ridicolo, ma significative e personali. E soprattutto la loro apparizione dovrebbe essere occasionale, non costante. Altrimenti la cosa diventa grave. Solo a quel punto si può tenerle senza il rischio di finire nella spirale della tipa nella foto. Una maglietta stupida, un accessorio tamarro o un paio di scarpe esagerate, se portati su un outfit sobrio e una tantum diventano carini, spiritosi, piccole caratteristiche di stile e personalità. Perché ecco, se il mio anello da tamarra lo avessi messo con un vestito di pallettes sarei risultata solo una che si era tuffata nell'armadio bendata.
M

domenica 22 novembre 2015

Dear Santa - Christmas wishlist 2015




È metà Novembre, inizia a far freddo, ma non troppo, le foglie continuano a cadere e alle 6 è così buio che mi metterei volentieri il pigiama. Ma agli inglesi tutto ciò non interessa, è irrilevante. Le stagioni? Una sciocca invenzione che fa perdere di vista le vere priorità della vita. Il ragionamento è semplice:


Post Halloween = Natale

Logico non vi pare? Dalla zucca alle palle di neve è un battito di ciglia o poco più.
E allora via che le strade, i negozi, perfino la caffetteria dell'università iniziano a profumare di zenzero e cannella e le strade sono piene di lucine materializzatesi dal niente. Loro sono convinti, sereni e io e la mia carta di credito triste e sconsolata, iniziamo a girare per i negozi con gli occhi lucidi ("Anche le carte di credito hanno gli occhi"- un film di Marjorie). 


Una volta presa parte alla psicosi generale, all'urlo di Oh-Oh-Oh, mi lancio alla ricerca dei perfetti regali di Natale. Il problema però è che più esco, più vago nei meandri di negozi e negozietti, più trovo cose che piacciono a me. Non per gli altri, per me. Ed è subito dramma perché, purtroppo non sono dotata di speciali poteri psichici per mandare messaggi mentali ad amici e parenti e, pensandoci, la letterina a Babbo Natale risolveva un'infinità di problemi. Linee guida per chi doveva fare i regali e soddisfazione di trovare sotto l'albero, qualcosa che si era visto in giro per tanto tempo. Per me, solitamente era una Barbie, ça va sans dir. 



E così visto che è il mio periodo dell'anno preferito e io mi trovo da sola sui libri di Patofisiologia e Genetica, ho deciso di concedermi 5 minuti di sogni ad occhi aperti e di buttare giù una lista di cose che mi piacerebbe tanto, ma tanto, trovare il 25 mattina.

Fatta esclusione per gli intramontabili And Other StoriesAtelier VM Urban Outfitters, dai quali mi basterebbe scegliere qualsiasi cosa, anche bendata, una manciata di cose da forma alla mia personale letterina a Babbo Natale, 21 years old edition.

1) Make-up. Ḕ semplice: bei trucchi. Ombretti matt o leggermente brillanti, rossetti scuri ed eleganti, cosmetici belli e duraturi per farmi sentire come le fashion blogger. Nonostante passi metà del mio tempo a girellare per negozi e bancarelle, resto sempre una squattrinata e la maggior parte delle volte al reparto make-up si tratta di "Guardare ma non toccare". E così i miei trucchi scarseggiano e trovarne sotto l'albero sarebbe una visione celestiale...tanto per rimanere in tema. Le pallette Too Faced o Urban Decay, smalti Chanel e eyeliner più precisi del fucile di un cecchino, tutti sogni proibiti




2) Scarpe. No, non parlo di scarpe da tacco 12 da Barbie Modella. Scarpe da ginnastica. Semplici, pure, da mettere sempre. Ormai le mie Vans slip-on nere sono reduci da un anno di intensa attività, tra viaggi, piogge inglesi e sabbia spagnola e le loro ferite di guerra sono evidenti (un modo fine ed elegante per dire che hanno i buchi). Bianche o nere che siano, basta che siano resistenti, perché l'Inghilterra non perdona e mi è stato già preannunciato che "This is gonna be the coldest winter in 20 years".

...Ottimo direi.


3) Cover per il telefono. Questo è più un vizio che una necessità, ovviamente, ma le mie fissazioni, come detto un po' di tempo fa, sono molteplici e innumerevoli. E la mia attuale cover con la casetta di Up si sta scolorendo oramai, è tempo di qualcosa di più adatto al all'occasione. Ed è qui che entra in azione Amazon. 






Adorabili.

4) Un cappello Fedora. Non importa la marca, il costo, potrei anche adattarmi ai colori, ma vorrei tanto, tanto, tantissimo un cappello del genere. Chi mi conosce di persona sa del mio amore per i cappelli. Beanie, a tesa larga, stretta, bombette, cono veletta o senza, dei colori più disparati. Ma un cappello Fedora, il classico ed intramontabile cappello a tesa larga e rigida manca nella mia immensa collezione.


E poi diciamocelo, fa sembrare tutte particolarmente fighe.


 



5) Per finire, un bel pigiama. Uno di quei pigiami dal taglio un po' maschile, con una camicia morbida e pantaloni, lunghi o corti che siano. Soffice e carino, che mi permetta di defenestrare quei vecchi pigiami con porcellini e cuoricini e mi faccia finalmente sembrare una donna di 21 anni. Che poi tecnicamente è quello che sono.

M

lunedì 9 novembre 2015

Anche io ho ceduto ad Instagram




Non pensavo sarebbe successo, pensavo sarei stata forte, che il male non mi avrebbe presa e trascinata nell'oblio...
Non pensavo neanche che sarebbe successo che i filtri, i contrasti, i colori avrebbero allungato le loro grinfie su di me, e invece...
E invece è successo che  i colori, i panorami, gli scorci e gli angoli del nuovo quartiere in cui vivo mi abbiano convinta, mi abbiano plagiata. Ed è un attimo che inizi a guardarti intorno, con fame di tramonti, paesaggi, cappuccini, outfits e hashtag. È un attimo che cerchi di mantenere una pagina Instagram pulita e ordinata e ti ritrovi con i like dal Sud America. Un attimo e le tue forze vengono meno. 




È così che sul finire del 2015 anche io sono entrata nel mondo di Instagram, che mi è stato antipatico per lungo tempo, con quelle fashion blogger con foto bellissime, con il vento tra i capelli e squadroni per trucco e parrucco che hanno suscitato in me sempre invidia massima. Ma adesso ci sono anche io e mi diverto tantissimo a trovare le inquadrature giuste per cose magari assolutamente banali, ma che vorrei assolutamente far vedere a tutti. E quindi si aprano le danze, squillino le trombe e datemi in mano un telefono, che devo instagrammare quelle foglie, quei prati, persino quella cacca di piccione se mi gira bene. L'importante è che sia in tono con tutte le altre, che sembri una coreografia di immagini, un tripudio di colori! 



Per di più che ho iniziato a fare foto impegnandomici davvero, da anni, da quando avevo 14 anni, quindi uno strumento in più doveva essere provato. Dovevo avere la rivincita su quelle ore sulla macchina con il rullino da stampare, avere un assaggio di quel dolce mondo di pixel filtrati. Tutto questo inutile post per auto-concedermi un Benvenuto nell'inferno degli hashtag e liberare la mente dal fatto che dovrei scrivere 2000 parole sugli animali geneticamente modificati e invece no, Slark, Mayfair, Valencia e Clarendon dovevano avere la precedenza.

Anche se la consegna è fissata tra due lunedì. 
Anche se ne va del 50% di un intero modulo.
Anche se domani piangerò per tutto questo.

...adesso però vado ad instagrammare la cena.

M

sabato 17 ottobre 2015

Home Sweet Home (?)






Non sono certo la nuova principessa di Bel Air, ma io e Willy abbiamo decisamente in comune i cambiamenti radicali. La maxistoria di come la mia vita sia cambiata e sia finita sottosopra, però, non ha molto in comune con quella del "Principe di Bel Air". Non ci sono zii ricchi o cugini che se la ballano allegramente, ma sicuramente una nuova famiglia, dei soggetti piuttosto discutibili e una collezione di gaffe, degne della migliore sit-com degli anni '90. Il mio trasferimento non "Da Roma a Bangkok" ma da Firenze a Plymouth, ha stravolto tutto: abitudini, conoscenze, amicizie, rapporti, orari, punti di vista. Pur conscia che nell'era dei "cervelli in fuga" la mia non sia più una situazione così fuori dal comune, penso comunque che ogni esperienza sia unica e che le innumerevoli vicissitudini affrontate da novelli espatriati dovrebbero essere raccolte in un manuale di sopravvivenza, per tutti coloro intenzionati ad emigrare, per lavoro o istruzione.



Source: http://m0.her.ie/wp-content/uploads/2015/08/25143711/carlton.gif

Poco più di un anno fa, armata di speranza, incoscienza e 30 kg di bagaglio sono atterrata nella verde Inghilterra, fatta di colline e animali al pascolo; l'Inghilterra stereotipata di palestre, eccessi e take-away, di Royals e Geordie Shore. Non avevo idea di cosa mi aspettasse, né di dove avrei vissuto né, soprattutto con chi e ogni argomento era circondato da una nube nera di punti di domanda. Il terrore di dover convivere con persone dallo scarso igiene personale o ancor più scarso umorismo mi stava facendo venire l'orticaria e il non conoscere ancora i miei futuri coinquilini mi stava uccidendo. Con questi pensieri, in una grigia e umida giornata di Settembre mi sono avviata, terrorizzata fino alle ossa, verso le porte del Radnor Hall, il tipico dormitorio da college inglese, con pareti colorate e aiuole tutto intorno. Al terzo piano dell'edificio (ovviamente senza ascensore perché con 30 kg di bagaglio, ci si aspettava forse di meglio?) mi aspettava quella che per un anno sarebbe stata casa mia: una stanza di 3x2 mq, un mini bagno (privato) e una cucina un po' scassata in comune con i cinque sconosciuti conviventi. Fatta esclusione per le pareti verde nausea (<-- rende l'idea) che mi avevano uccisa dentro al primo sguardo, il resto della casa sembrava decisamente vivibile, a tratti ideale. 

E in un attimo i miei avevano chiuso la porta, erano andati via ed io ero nella mia nuova casa e stavo incontrando quella che per me sarebbe stata la mia nuova famiglia. Niente virgolette, niente sarcasmo, perché dopo un anno di cameratismo forzato le esperienze come bodyguard , aiuto psicologico, battute decisamente fuori luogo l'uno all'altro, non si può non considerare quegli stessi sconosciuti che come la propria famiglia. Per quanto mi riguarda tre dei miei cinque passati coinquilini sono diventati i miei fratelli, i miei genitori, i miei amici. La ragazza della prima camera era Melissa. Tipica Tomboy dai capelli in continuo cambiamento, con un carattere di quelli che farebbero esasperare chiunque, ma a cui è anche facile affezionarsi. Nel corso di un anno ha cambiato una dozzina di colori per i suoi capelli e, nel mentre, anche una dozzina di ragazzi. Fiera della sua libertà, ha sempre portato avanti uno stile di vita alla Samantha Jones: circondata da ragazzi e vestiti, che chiunque potrebbe giudicare al primo impatto. Ma nel corso di un anno molte cose si possono imparare, se non ci si nasconde dietro ad un'idea chiusa e prevenuta: la stessa ragazza a cui piace divertirsi in maniera poco convenzionale è protettiva, intelligente e, come spesso accade, possiede un lato dolce che probabilmente solo pochissime persone sulla terra (ri)conoscono. 



Source: http://33.media.tumblr.com/a8238ca54aafd9664524978fb7dbc9c2/tumblr_mjm4fwFvwr1s7n30go1_500.gif 


Oltre la seconda porta, stava Kevin, il gallese dai capelli (e barba) rossi. Il classico tipo eremita da FIFA e take-away e accanto alla mia Claire, l'unico membro del Radnor 3.8. a non essere mai realmente entrata nello spirito della famiglia.Dall'altro lato della mia camera stava Thomas, un cristiano osservante allergico al contatto fisico o ai gesti d'affetto, che nel corso di un anno è stato più volte traumatizzato dalla liberalità che vigeva in appartamento. Con un amore estremo per la carne e l'ossessione per il peso, Thomas è una di quelle persone che non si limita alla sua idea, osserva cambia posizione e il suo punto di partenza non sempre rimane quello di arrivo. Le opinioni cambiano, l'esterno ci influenza e non bisogna per forza pensare che il proprio punto di vista sia l'unico e il migliore e lui, secondo me ne è un esempio. Per finire il giro di presentazioni, Haley occupava l'ultima stanza. Uno spirito libero, moderna hippie, Hayley è una delle persone più strane che si possano conoscere. Insofferente alle convenzioni sociali, ogni parola che esce dalla sua bocca è qualcosa che temi e aspetti curioso di vedere cosa sia questa volta. Ballerina dalle movenze ridicole (come tutti noi della casa d'altronde) la sua migliore performance è senza dubbio alcuno quella di spaventare le persone nuove che incontriamo con qualche frase ridicolmente fuori-luogo o socialmente anti-convenzionale. 

Mai casa fu abitata da personaggi più diversi di questi, eppure ciò che dal di fuori ci fa sembrare dei soggetti non propriamente convenzionali è ciò che ci ha permesso di legarci l'uno all'altro, imparando a vedere le cose da altri cinque punti di vista diversi. E dopo più di un anno di figuracce, sessioni di biblioteca in pigiama e serate a ballare in maniera ridicola o a cantare a squarciagola non posso che ritenermi contenta di quella mattina di Settembre.

Oggi, nel Radnor 3.8. ci stanno altre sei persone ma al 74 di Beaumont Road c'è una classica casetta inglese con il cancello in ferro battuto e la porta nera, di quelle tipiche case inglesi di città: moquette in terra, finestre a semi-cerchio e caminetti sparsi come il basilico sulla pizza. In questa casa assolutamente comune, ad un numero qualsiasi, in una strada qualunque si è trasferita questa mia famiglia inglese, non proprio comune o scontata, degna della migliore serie drama-comedy dei nostri tempi. Per questo c'era bisogno di un post, per questo andavano presentati i co-protagonisti della mia storia, perché ogni giorno è un episodio di questa strana serie di avventure e psicodrammi che merita di essere raccontato...ma magari la prossima volta.


M

lunedì 5 ottobre 2015

Io e le mie ossessioni pt. 1

LUSH - Hand-made cosmetics & rovinatore del mio portafoglio.


Le persone normali possiedono un certo numero limitato di ossessioni, che possono variare dallo shopping, alla cioccolata, al cinema e via dicendo. Io no. Io sono vittima di continue e variabili idee, vizi, fissazioni, che spaziano fra varie categorie, tra cui figurano i cartoni animati Disney e i vestiti pelosi; non di pelliccia, ma di stoffa morbida e pelosa con cui sembrare dei gatti grassi. Ci sono ossessioni che mi fanno sorvolare sul fatto che la mia vita da studentessa fuori-sede si basi sul continuo tentativo di riuscire a fare la spesa tutto il mese, senza finire a raschiare il fondo dei barattoli . Ho voluto i capelli rosa (incredibili), i maglioni pelosi (innumerevoli), ho indossato solo gonne per un anno (grosso errore, sembravo una vecchia). Insomma ad idee non proprio geniali stiamo messi benissimo qua. 
Solo poche di queste manie però sono costanti e/o a lungo termine, non momentanee: gli articoli di cancelleria, i libri e i cosmetici naturali. Ed è proprio su quest'ultimo argomento che vorrei soffermarmi, dato che, appena rimesso piede nel magico regno degli Windsor e Harry Potter sono volata a fare visita ad uno dei miei posti preferiti in assoluto: Lush. Quel negozio che ti droga con il suo profumo di fiori e spezie e zucchero e caramelle e ti stordisce con i suoi prodotti incredibili, quasi completamente naturali e non testati su povere creaturine indifese. Quel negozio impegnato in battaglie sociali, conquiste morali e campagne di beneficenza e sensibilizzazione su i più svariati argomenti. Insomma, esiste qualcosa di meglio? Io non credo. Fenicotteri da sciogliere nella vasca, maschere fresche di ogni tipo e creme con profumi e textures incredibili. La mia ultima visita mi ha fatto tornare a casa con un bottino di quattro prodotti per volermi un po' di bene: maschera, crema, fondotinta e crema corpo.
- LIGHT YELLOW - OCRA CHIARO: Questo composto è un concentrato di pigmenti da usare  insieme con una crema idratante, utile se si cerca qualcosa di meno pesante dei fondotinta. Copre le imperfezioni che è una meraviglia ed è veramente leggero. Se non mischiato a creme idratanti, funge comunque da comune correttore. Non ho mai avuto la pelle perfetta e mi sono sottoposta a fin troppe cure e rimedi negli anni, una volta accettata la mia condizione però, ho capito che si poteva, se non eliminare, almeno arginare il problema La mia pelle è vessata da periodici sfoghi di brufoletti e, per questo i fondotinta troppo coprenti e pesanti sono per me il vero Demonio. Per questi motivi questo composto è risultato per me una manna dal cielo. Leggero ma coprente al tempo stesso mi permette di nascondere le imperfezione senza tappare i pori e  avere un trucco pesante. Contiene infuso di petali di rosa, olio di Soia e olio di crusca di riso che contribuiscono a mantenere sana e luminosa la pelle e a donargli un colorito del tutto naturale.




- VANISHING CREAM - PARADISO ALL'IMPROVVISO: In assoluto la migliore crema viso per la mia povera pelle impura, questo prodotto è estremamente leggero e si assorbe quasi nello stesso momento in cui la si stende sul volto. Perfetta come base per il trucco o soltanto per idratare la pelle quotidianamente. Non contiene olio di cocco e, per questo non risulta pesante o occlusiva per i pori. Il profumo è incredibile e trasporta chi la usa in un campo di lavanda a Maggio. Contiene acqua di rose, acqua di lavanda, olio di semi di lino, olio di jojoba e troppi altri estratti naturali per essere menzionati tutti. Calma la pelle irritata e la idrata senza ungere. Inoltre, rapporto qualità-prezzo (e durata) impeccabile. 




- CHARITY POT: Questa crema, oltre che per la sua eccezionale abilità di idratare le pelli più secche (come quella delle mie dannatissime gambe) è da menzionare per il suo "scopo più alto". Le Charity Pots di Lush sono prodotti che devolvono tutti i proventi ad associazioni di beneficenza al fine di raccogliere fondi per numerosi progetti: dalla salvaguardia ambientale, alla protezione di alcune specie animali, alla tutela dei diritti umani (informazioni sulle associazioni sono disponibili sul sito ufficiale dell'azienda https://www.lush.co.uk/ ). Per quanto riguarda la crema in sé, contiene olio di oliva, olio di jojoba, burro di cacao (fair trade product), olio di geranio e olio di ylang ylang, che contribuiscono non solo a lasciare la pelle abbondantemente idratata, ma a creare un profumo incredibile. L'unica caratteristica che può infastidire se non si conosce la crema è il fatto che sia abbastanza oleosa e che quindi abbia un assorbimento più lento.


                                          


- CATASPROPHE COSMETIC - SOTTOBOSCO: Per concludere questa veloce recensione degli adorabili prodotti che mi ossessionano, questa maschera è stata una scoperta casuale. Infatti, oltre a fare beneficienza, a combattere i test sugli animali e ad impegnarsi nel sociale, Lush propone anche un'offerta perenne per spingere i propri clienti a riciclare: ogni cinque confezioni/vaschettine vuote Lush riportate in negozio, viene regalata una confezione intera di maschera fresca. Questo tipo di prodotto va conservato in frigo e, nel caso specifico della maschera "Sottobosco", si tratta di un composto che non richiede una posa lunga. La maschera, pensata per le pelli impure, va tenuta in posa intorno ai 10 minuti ed usata 2/3 volte la settimana. Studiata per lasciare una pelle opaca, astringere i pori e lenire le pelli irritate, essa  contiene calamina, un tipo di argilla per purificare e olio di mandorle e mirtilli per ammorbidire e donare vitamine alla pelle. Sinceramente parlando, devo ancora sviluppare un'opinione chiara nei confronti di questo prodotto, ma per il momento il profumo di mirtilli e l'opacità che segue il suo utilizzo mi hanno lasciato positivamente soddisfatta.




Come si può intuire da queste recensioni, le mie giornate di shopping nei negozi Lush, sono sempre e soltanto motivo di gioia per me, che siano Nel Regno della Regina Elisabetta o in quello di "pizza, mafia e mandolino". Mentre l'ossessiva che è in me rimane soddisfatta, il mio corpo esulta per la qualità dei prodotti con cui lo curo (anche se a il portafoglio mi insulta). Ci sono ossessioni decisamente non da seguire, che danneggiano la persona e non portano a niente, ma penso che volersi bene, curare il proprio corpo e nel mentre intanto tenere a mente anche i bisogni del resto del mondo, siano piccole ossessioni a cui è possibile cedere. 



M

domenica 4 ottobre 2015

Nice to meet you


Nice to meet you!


Ogni creazione ha bisogno di un'inaugurazione e questo blog non è da meno. Scrivo da molto tempo, diari, racconti. Non pensavo che avrei avuto il fegato di far leggere ciò che scrivo a qualcuno e invece eccomi qua. Io che a scuola odiavo parlare davanti ai miei compagni di classe, io che cercavo sempre di passare inosservata nelle situazioni nuove. Questo è il post di inaugurazione de "Le Cronache di Marjorie" e credo che il modo migliore per battezzare questo blog sia presentarmi. Insomma, alla fine potrebbe interessare sapere cosa andrete a leggere e quale mente partorirà i prossimi post. 

Mi chiamo Margherita, ho 21 anni e vivo una vita da pendolare tra l'Inghilterra e l'Italia. Studio all'Università di Plymouth, un buco di paesino sulle coste del Devonshire e sono originaria di San Casciano in Val di Pesa, altro buco, diversa nazione. La mia vita la passo più sugli aerei che a casa e i miei vestiti sono costantemente rovinati dalle pieghe prese in valigia. Ho scelto di partire per seguire le mie aspirazioni e, nonostante sia la cosa più difficile che abbia mai fatto, non c'è mai stato un momento in cui me ne sia pentita. Vivo nel mio mondo, un misto di obiettivi reali e immaginari, sogni ad occhi aperti e cinica realtà e, negli anni, ho coltivato diverse passioni. Ho fatto danza, mi piace fare fotografie senza troppi filtri e modifiche, leggo di continuo e qualunque cosa, dalle riviste, ai libri, dagli articoli alle brochures. Vivo a pane e telefilm e amo andare al cinema. Ho una vaga dipendenza da shopping e il fatto di abitare nel regno dei negozi low-cost come Primark e New Look, non aiuta, fidatevi, non aiuta per niente. Oscillo costantemente tra il "Voglio dei vestiti nuovi" e il "Non ho più i soldi per fare la spesa", vivendo nella speranza che un giorno potrò mangiarmi i miei vestiti vecchi.

Sono anni che mi dico "Dovresti far leggere quello che scrivi, non fa così schifo" ma, diciamocelo, tutti hanno paura. Soprattutto del giudizio dei propri amici perché chi ti vuole bene è sempre il più duro da convincere e soddisfare. Insomma, avevo un'ansia terribile. E io vivo nell'ansia, ci sguazzo, è la mia migliore amica, quindi ne è passata di acqua sotto i ponti prima che mi decidessi ad aprire il pc e a cercare le istruzioni per aprire un blog (perché, oltretutto, vivo in costante conflitto con la tecnologia). Alla fine della storia, spinta da qualche amica e guardatami intorno, ho pensato di avere una vita sufficientemente curiosa da risultare interessante per qualcuno o per lo meno divertente. Questo blog vuole essere lo specchio di me, raccontando esperienze, aneddoti, storie di vita quotidiana, mostrando ciò che mi appassiona e che mi diverte. Gli argomenti saranno i più vari e disparati, perché, d'altronde, rappresentano me e la testa bionda tra le nuvole che mi è stata data. Moda, viaggi, film e stralci di vita quotidiana in una casa con cinque coinquilini che girano in mutande e hanno i capelli rosa. 


Source: http://giphy.com/gifs/shameless-shanola-hampton-v-is-me-LZr3hkOyuJPDa

M